Davide Manfroni, collega che svolge il suo sacrificale dovere nell' AUSL della Romagna dal 2006, spiega bene lo scandaloso stato del sistema emergenza che la Regione Emilia-Romagna per anni ha voluto ignorare nonostante le note problematiche dello stesso. Adesso basta, è ora di rimettere le cose a posto e "curare" un sistema di emergenza territoriale e ospedaliero che cade a pezzi, senza ricorrere a misure tampone o nuovi trucchi. Abbiamo aperto un dialogo con l' Assessore Raffaele Donini su questi temi. Come SNAMI Emilia Romagna abbiamo già detto che questa volta dovremo essere inflessibili sul rispetto delle regole, e assolutamente disponibili ad aiutare ogni dove sia possibile farlo. Ma per aiutare un sistema non si possono usare i medici come vittime sacrificali, pagati meno delle #USCA e degli ambulatori vaccinali per compiti molto piu' complessi di soccorso nel 118. Non possiamo ipotecare il futuro di questi medici nei loro orizzonti pensionistici e nemmeno pensare di strutturare un sistema che li incentivi economicamente solo se andassero a fare un lavoro per il quale non solo non hanno i titoli, ma nemmeno possono acquisirli senza licenziarsi e fare una scuola di specialità come recentemente il Consiglio di Stato ci ha detto.
Il deprecabile atteggiamento "reinterpretativo unilaterale" dell' AUSL della Romagna poi, ha messo la ciliegina sulla torta, bloccando di fatto una intera regione in attesa delle pronunce della magistratura, prununce che attenderemo con grande piacere per poi avviare le dovute class action per quanto subito in questi ultimi 15 anni. I Medici dell'emergenza non hanno alcuna fretta, tanti sanno già che abbandoneranno i servizi a breve per andare in posizioni piu' comode, meno rischiose e certamente meglio pagate con ambienti lavorativi meno tossici di quelli sviluppatisi nei dipartimenti di emergenza anche grazie a certe "accademie"
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